martedì 29 marzo 2016

Come Te: 29 Marzo- 3 Aprile - Teatro dei Conciatori

Debutterà al Teatro dei Conciatori dal 29 marzo al 3 aprile 2016, COME TE il nuovo testo scritto da Maria Letizia Compatangelo. Lo spettacolo diretto da Donatella Brocco, vede protagonisti Gianna Paola Scaffidi, Marina Magoni, Igor Mattei.
Malattia. Rinascita. Abbandono. Orgoglio, rivincita, nei confronti di una vita ingiusta,  la magia del dono. Questi alcuni degli ingredienti che l’autrice, Maria Letizia Compatangelo, inserisce in COME TE. Il confronto generazionale fra la donna in carriera, matura e sicura di sé, e la giovane alle prime armi, frutto acerbo desideroso di imparare da lei e dalla vita.
Due figure femminili estremamente diverse: tra loro Carlo, figlio di Lea, immagine emblematica di chi sembra essere in grado di dare protezione a entrambe.
L’incontro/scontro tra queste due personalità le costringerà a mettersi a nudo, portando a galla ritratti di donne struggenti nella loro composita verità. Il tutto collegato da un’intricata, quanto più moderna rete familiare.
Il breve incontro tra le due donne riserva più di un inaspettato colpo di scena attraverso cui l’autrice dimostra come simpatia, solidarietà, pregiudizio, rivalità, dolore, rancore, istinto e coscienza del ruolo materno possano più che verosimilmente convivere nell’animo femminile.
Come te rappresenta più che mai lo specchio della contemporaneità; le storie di Lea e Irina, si confondono, svelando in trasparenza il volto di qualsiasi donna.

TEATRO DEI CONCIATORI – Via dei Conciatori, 5 – 00154 ROMA
Tel. 06.45448982 – 06.45470031 – info@teatrodeiconciatori.it – http://www.teatrodeiconciatori.it/
TIPOLOGIA BIGLIETTI: € 18,00  + tessera obbligatoria di 2 €
ORARIO SPETTACOLI: dal martedì al sabato ore 21,00 domenica ore 18,00
RIDUZIONI PER I LETTORI DI PERSINSALA, SALTINARIA, GUFETTO, MEDIA&SIPARIO

venerdì 4 marzo 2016

Un nuovo giorno: dal 10 Marzo al cinema

Un nuovo giorno racconta la storia di Giulio, che fin dalla tenera età si sente di appartenere a un corpo sbagliato: guarda le bambine e si sente una di loro. A 27 anni decide di operarsi e intraprende un viaggio a Bangkok, in Thailandia, per cambiare sesso e diventare 'finalmente' donna fisicamente e fisiologicamente. Un percorso che porterà la protagonista a rivalutare i propri rapporti con la famiglia e gli amici e a ricominciare una nuova vita in un corpo che la farà sentire a proprio agio nel mondo.

lunedì 16 novembre 2015

17-22 Novembre: Destinazione ignota al Teatro dei Conciatori

Saranno in scena al Teatro dei Conciatori di Roma dal 17 al 22 novembre, Gianna Paola Scaffidi, Laura Colombo, Antonio Bonanotte e Marco Belocchi, protagonisti di  DESTINAZIONE IGNOTA di Dante Maffia, per la regia di Anna Teresa Eugeni; e con Cristina Mascitelli- Silvana Licursi – Antoinette Kapinga – Valerio Garbarino – Marcello Caroselli
Sembra che l’uomo non abbia potuto mai nulla contro i fenomeni naturali che hanno cambiato e cambiano il volto del Pianeta Terra. Per Dante Maffia questa condizione ha portato a una presa di coscienza politica e poetica che viene concretizzata in questo spettacolo. Una performance anche multimediale, con canti di tradizione popolare a cappella.
Gli interpreti comunicheranno al pubblico ricordi del recente passato e momenti attualissimi. «Solo la Poesia può riuscire a salvare il futuro del nostro Pianeta asseriscono gli Intellettuali, i Filosofi, gli Storici più noti». Spiega Maffia. 
«Il Mondo dopo calamità e stragi si attiva per morti e feriti… ma le ferite dell’Anima? Come curare, dare un volto al vuoto che avvita le esistenze?». “Destinazione ignota” del corpo, “destinazione ignota” dell’Anima? Una provocazione poetica, una soluzione artistica.

martedì 3 novembre 2015

Un nuovo giorno

Sono iniziate lunedì 2 novembre a Roma e continueranno anche in Thailandia, le riprese di Un nuovo giorno, film di Stefano Calvagna, che, dopo il successo del film “Non escludo il ritorno”, dedicato alla figura di Franco Califano recentemente uscito in dvd e chiuso a luglio il set di “Si vis pacem para bellum“, torna dietro la macchina da presa per un lungometraggio ispirato ad una storia vera e di grande impatto sociale.
Protagonista del film, prodotto dalla Poker Entertainment, l’attrice esordiente Sveva Cardinale. Il cast è anche composto da Danilo Brugia, Luca Filippi, dal giovanissimo ma già affermato figlio del regista Niccolò Calvagna, Imma Piro, Massimo Bonetti, Franco Oppini, Davide Paganini, Gianna Paola Scaffidi, Saverio Vallone, Paola Lavini, Ralph Palka e Andrea Agresti.

E’ la storia di Giulio, che fin dalla tenera età si sente di appartenere a un corpo sbagliato: guarda le bambine e si sente una di loro. A 27 anni decide di operarsi e intraprende un viaggio a Bangkok, in Thailandia, per cambiare sesso e diventare ‘finalmente’ donna fisicamente e fisiologicamente. Un percorso che porterà la protagonista a rivalutare i propri rapporti con la famiglia e gli amici e a ricominciare una nuova vita in un corpo che la farà sentire finalmente a proprio agio nel mondo.

“Il film – nelle parole del cineasta romano – entrerà nel cuore di tutti, è basato sulla forza d’animo, sulla fede e anche sulla coerenza con la propria natura interiore, sul superamento di tutte le paure, persino le più intime e le più grandi. Si tratta di un film tanto intimista quanto di cronaca, poiché è un’implicita denuncia a tutti quegli atti di prepotenza che derivano dai pregiudizi”.

Fonte: gazzettaspettacolo

“Agnese di Dio” indaga sui misteri del convento

Di vicende scabrose le mura dei conventi, nei secoli sono state mute testimoni. Tra le fredde brune canadesi, alla psichiatra Martha Livingstone viene affidato l’incarico di indagare sul caso di Agnese, giovane suora che ha partorito un bambino, trovato subito dopo strangolato dalla madre superiora tra i panni insanguinati nel cestino della carta straccia. Interrogata dagli inquirenti, Agnese non ammette nulla perché nulla ricorda del parto, della gravidanza e del concepimento. La psichiatra dovrà verificarne lo stato mentale affinché il Tribunale possa decidere se internarla come inferma di mente o condannarla per omicidio.
La psichiatra, l’ottima, sensibile, delicata e tormentata Gianna Paola Scaffidi, viene ricevuta in convento dall’algida madre superiora, cui Michetta Farinelli offre l’ampia gamma di stati d’animo di una donna che nella propria esistenza ha attraversato l’esperienza di moglie e madre con qualche vizio prima di staccarsi dai bisogni e dalle lusinghe terrene, la quale riconduce ogni evento al soprannaturale: Dio ha permesso l’inspiegabile circostanza, non attribuibile a intervento umano poiché nessun uomo è entrato in convento e il sacerdote è insospettabile.
Inizia un duello verbale e psicologico tra le due donne, l’una alla ricerca della verità, l’altra convinta di possederla già. Tra le pieghe di questo gioco delle parti si insinuano le rivelazioni sul reciproco retroterra familiare: la psichiatra, razionale ed atea, è oppressa dal ricordo della sorella morta nel convento dove i genitori l’hanno rinchiusa; Ruth, la superiora, dopo la morte del marito ha scelto la vita monacale abbracciando l’abbandono incondizionato a Dio.
Nella dualità fede-ragione, trascendente-immanente, misticismo-razionalità si incunea la disarmante figura di Agnese, che ha fatto tabula rasa dei suoi ricordi. Il coinvolgimento emotivo della dottoressa, che vuole sottrarla agli abissi della sua psiche, le restituirà la consapevolezza insieme alla responsabilità, durante incalzanti sedute di ipnosi che scatenano drammatiche crisi convulsive nella giovane. Tra estasi e sofferenza fisica affiora il passato col suo carico di traumi e vessazioni da parte della madre mentalmente instabile che la seviziava e l’ha rinchiusa nel convento diretto dalla sorella. Il bambino, identificato come il male interiore, andava eliminato per riconquistare l’affetto: della mamma? della zia?
Domande che inseguono risposte che generano altre domande. Non tutte saranno soddisfatte, ma modificheranno radicalmente le vite delle protagoniste, suscitando nella psichiatra un turbamento che farà vacillare le sue certezze positiviste.
Il testo dell’americano John Pielmeier è un thriller psicologico che ha l’attualità della atemporalità: la forza indagatrice della scienza che dà qualche risposta e apre nuovi scenari contro la potenza del mistero che acquieta le coscienze. In mezzo Agnese, vittima e carnefice, figlia, donna, toccata dal miracolo. Alle spalle tre famiglie manipolatrici, ciascuna portatrice della sua verità.
Un plauso ad Alessandra Fallucchi, che aderisce ai timori e alla collerica reazione di Agnese con stupefacente verosimiglianza, ora timida, dolce, spaesata, timorosa suorina che canta inni a Dio con voce melodiosa, poi attraversata da violente crisi che le squassano il corpo e l’anima quando vengono sciolte le sue gabbie mentali.
Curata la regia di Antonio Serrano, coadiuvata dalle scene di Dario Dato, che focalizza l’azione in diversi punti del palcoscenico nel dipanarsi delle varie fasi.
L’adattamento cinematografico del 1985 ha valso la candidatura all’Oscar ad Anne Bancroft nel ruolo della superiora e Meg Tilly in quello di Agnese.
Tania Turnaturi  11/10/15 

Fonte: teatrionline                              

lunedì 19 ottobre 2015

Agnese di Dio

domenica 18 ottobre 2015
Agnese, una giovane suora, partorisce in convento un neonato che viene trovato morto in un cestino della carta straccia da Madre Ruth, la Superiora del Convento. Agnese non ricorda nulla, viene accusata di omicidio ed il Tribunale assegna il caso ad una psichiatra, Martha Livingstone, affinché verifichi se può essere dichiarata inferma di mente. In scena fino a stasera al Teatro dei Conciatori, "Agnese di Dio" è diretto da Antonio Serrano (intervista), mentre nel ruolo della Dottoressa Livingstone troviamo Gianna Paola Scaffidi, intervistata da Fattitaliani.

Chi è Agnese?

È una ragazza che è stata molestata da bambina ed è cresciuta negandosi la consapevolezza

Martha di fronte a lei, si scopre figlia, sorella e donna: a cosa è dovuto questo mutamento?

Per il suo vissuto, Martha ha avuto una sorella che è morta in convento, si è negata la maternità per dei problemi con la madre e quindi ripercorre tutte le sue difficoltà, vorrebbe proteggere Agnese perché la vede come se fosse sua figlia Ha un grande senso protettivo, vorrebbe farla stare bene, vorrebbe che fosse innocente.
Tre attrici in scena, tre donne che raccontano vite, emozioni e che percorrono sentieri diversi?

Sono sentieri diversi ma alla fine si scoprono che questi sentieri non sono così tanto diversi. Ad esempio, il mio personaggio, Martha Livingstone psichiatra e quello di Madre Miriam superiora del Convento dove è avvenuto il fatto sono in qualche modo perfettamente speculari. Entrambe, nella prima parte della loro vita hanno avuto dei grossi problemi, hanno fatto dei percorsi diversi per arrivare a dei dubbi totali e alla fine non arrivano a dei punti molto diversi tra di loro.

Nella storia si scontrano psichiatria e Fede nei miracoli ed entrambi finiscono per delimitare il campo delle possibilità di salvare Agnese.

La psichiatra rappresenta la scientificità e tutto quello che è razionale, la Madre Superiora invece vorrebbe in questo parto il frutto di un miracolo. In realtà i confini non sono così chiari, sono lasciati all’interpretazione sia dei personaggi ma soprattutto del pubblico che rimane diviso e secondo me è la parte più bella dello spettacolo. Viene raccontato come viene perpetrato il delitto, si indaga su chi sia stato il padre del neonato ma tutto rimane in ombra, lasciando aperte tante possibilità d’interpretazione.

Sulla scena ti tormenti se assolvere o condannare Agnese, dici che ogni individuo ha diritto ad avere un processo giusto e che ogni storia ha diritto ad un lieto fine. Sarà così anche per Agnese?

Non avrà un processo legale vero e proprio, in qualche modo sarà lei stessa a processarsi, lasciandosi morire. La storia di Agnese quindi non avrà un lieto fine e io stessa rimango delusa come quando andavo a vedere la Garbo nella Signora delle Camelie. Quello che vogliamo vedere noi, non sempre esiste. L’unica nota positiva può essere questo dubbio che s’instilla nel mio personaggio e cioè un riaccostarsi alla Fede.
Per il personaggio di Martha Livingstone ti sei rifatta in qualche modo a Jane Fonda che lo aveva interpretato nel film dell’85?

Al film no, ma in questi mesi ho osservato in altri lavori, in altre cose come procedeva chi fa questo mestiere. Ho persino chiesto ad alcuni conoscenti psichiatri per non uscire troppo dal seminato. Devo dire che due sere fa ho avuto una conferma che mi ha fatto molto piacere. Una psichiatra che oltretutto lavora molto con le suore, mi ha fatto i complimenti più sinceri. È stata una bella riprova.

Lo spettacolo va in scena per il secondo anno ed ha avuto sempre un grande successo di pubblico. Andrete in tournée?

In programma ci sarà Firenze a febbraio, ci auguriamo di fare altre tappe perché se lo spettacolo morisse qui, sarebbe davvero questo il grosso delitto. È una storia bellissima, si sta creando tra noi attrici una sintonia che riusciamo a portare anche in scena.

Elisabetta Ruffolo

Fonte: Fattitaliani

venerdì 2 ottobre 2015

6-18 Ottobre Agnese di Dio al Teatro dei Conciatori

Agnese, una giovane suora, partorisce in convento un neonato che viene trovato poco dopo dalla madre superiora morto soffocato, in un cestino della carta straccia. Agnese dichiara alla polizia di non ricordare nulla né del parto, né della gravidanza e tantomeno del concepimento. Viene accusata di omicidio e il tribunale assegna il caso ad una psichiatra, Martha Livingstone, per verificare se Agnese può essere dichiarata inferma di mente. Nella sua ricerca della verità Martha incontra Madre Miriam Ruth, superiora del convento in cui vive Agnese che vuole credere che quanto successo sia opera di Dio.
Seppur animate dallo stesso desiderio di arrivare ad una soluzione del mistero, fra le due donne lo scontro è inevitabile perché Madre Ruth non vuole più domande e Martha Livingstone vuole ancora risposte. E durante gli incontri-scontri fra le due donne si scopre il passato di Agnese caratterizzato da traumi e privazioni subiti da una madre con evidenti problemi relazionali.
Dal 6 al 18 Ottobre al Teatro dei Conciatori